Miti e Divinità

Ercole

Ritenuto il fondatore di Ercolano, Eracle ( Ercole), chiamato nella divinità italica Hercules, era un uomo che per i suoi meriti riuscì a diventare un dio. Ercole viene considerato un nume benefico, protettore dei buoni agricoltori a cui assicura un buon raccolto e abbondanza di bestiame. A Roma si usava sacrificare in suo onore un toro o una giovenca, seguendo il mito ellenico, il 12 di agosto. Il suo culto era molto diffuso anche in Campania come testimoniano i numerosi resti di templi a lui dedicati, o le varie strade che portavano il suo nome come l'antica via Herculea (oggi provinciale di Miliscola) tra Pozzuoli e Bacoli di cui si fa menzione in una iscrizione di Traiano dedicata alla ricostruzione dell'antica Pozzuoli (Puteoli).

Un tempio in onore di Ercole sorgeva nel Foro Triangolare di Pompei e sull'isolotto di Rovigliano (Petra Herculis) tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, sono stati ritrovati i resti di un tempio grandioso dedicato a questo mitico eroe.

Il villaggio di Bacoli (Bauli o Boalia) avrebbe preso il nome proprio da un episodio che vedeva protagonista Ercole. Bacoli infatti deriverebbe da bauli che significa buoi, in riferimento ai buoi di Gerione che Ercole aveva portato con sè nel suo viaggio di ritorno dall'isola di Erizia.

Ad Ercolano il dio fu oggetto di culto ma talvolta anche di beffe, deriso come fu in una statua che lo riprendeva in stato di ubriachezza mentre tentava di orinare. Dagli scavi dell'antico sito sono stati estratti vari dipinti che loriprendevano mentre strangolava i serpenti, o combatteva contro i leoni, Ercole insieme ad Euristeo oppure col figlioletto Telefo o semplicemente mentre libava tra Mercurio e Bacco.

In Grecia il culto di Eracle era ancora più diffuso ed in suo onore di Ercole, si tenevano delle feste che venivano chiamate Eraclee. con lo stesso termine si definivano anche delle poesie epiche che narravano le gesta dell'eroe divino.

La leggenda di Eracle

Eracle era nato dall'unione di Zeus con Alcmena, moglie di Anfitrione. Si racconta che Zeus abbia assunto le sembianze di Anfitrione prima che questi arrivasse a Tebe e convinse il sole a non sorgere per tre giorni, moltiplicando così la notte. Anfitrione si unì alla moglie il giorno successivo e Alcmena diede così alla luce due figli: Eracle figlio di Zeus ed Ificle, figlio di Anfitrione. Quando Eracle aveva 8 mesi Era (Giunone) gli mandò nella culla due serpenti che avrebbero dovuto ucciderlo ma Eracle si svegliò e strozzò i due serpenti con le proprie mani. Dal suo aspetto si capiva che egli era figlio di Zeus: era alto quattro cubiti e dai suoi occhi dardeggiavano lampi di fuoco, non sbagliava mai un colpo né con la freccia né col giavellotto. All'età di diciotto anni, mentre per volontà di Anfitrione, dimorava tra i pastori, Eracle abbattè il leone del Cicerone che faceva strage delle mandrie di Anfitrione e di Tespio, re di Tespi. Il re lo ospitò per 50 giorni e poiché aveva 50 figlie e desiderava che ognuna avesse un figlio da Eracle, ogni notte gli metteva nel letto una delle figlie ed Eracle, convinto che si trattasse sempre della stessa donna, si unì con tutte. Quando ebbe ucciso il leone, Eracle ne rivestì la pelle e usò il cranio come cimiero. Dopo una battaglia dei Mini ed i Tebani in cui trovò la morte Anfitrione, Eracle impazzì a causa della gelosia di Era e scagliò nel fuoco i tre figli che aveva avuto da Megera. Si autocondannò ad un esilio volontario e fu poi purificato da Tespio. Recatosi a Delfi, interrogò il dio per sapere in quale luogo avrebbe dovuto stabilirsi e la Pizia gli ingiunse di stabilirsi a Tirino al servizio di Euristeo per 12 anni compiendo le dieci fatiche che gli sarebbero state imposte. Fu così che Eracle portò a compimento le 12 famose fatiche e fondò lungo il suo viaggio, numerose località tra cui Roma, Ercolano ed Erice. Al termine di tutte le sue fatiche, Ercole si trasferì a Tebe e diede Megara in moglie a Iolao. Ma non riuscì a sposare un'altra donna a causa della sua pazzia. Si rivolse di nuovo alla Pizia per un oracolo. Il responso, che gli era stato inizialmente rifiutato, diceva che egli sarebbe guarito dalla malattia solo dopo essere stato venduto come schiavo e aver servito per tre anni.

Dopo la servitù, libero finalmente dalla follia, mosse verso l'Ilio conquistò la città e uccise Laomedonte. Poi aiutò gli dei nella lotta contro i giganti e infine riuscì a sposare Deianira, figlia di Eneo. Ma durante un viaggio Deianira fu convinta da un centauro a dare ad Eracle un filtro d'amore. Ella impregnò il chitone che Eracle indossava con il filtro che altro non era che un veleno che gli corrose la pelle. Deianira, quando s'accorse dell'inganno, si impiccò ed Eracle ordinò che gli venisse dato fuoco. Fu così che avvolto da una nuvola raggiunse il cielo ed ottenne l'immortalità.                                               

Iside

Anche il culto di Iside era molto frequente ad Ercolano. Esso viene definito il culto del mistero ed è uno dei riti più affascinanti. Una pittura, oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli raffigurava i complicati "riti dell'acqua" che venivano praticati ogni pomeriggio ed erano accompagnati da musiche, canti e fumo di incenso.

Dioniso (Bacco)

E' il Dio delle forze germinative e soprattutto della vite, poichè i greci gli attribuirono l'invenzione del vino, generatore di forza e di slancio che è fonte di delizia e cancella qualsiasi tristezza. Il suo mito ha origine oscure, di lui si raccontano varie leggende che lo vogliono eroe di numerosi scontri con altri Olimpici e con i Giganti. La sua vita fu abbastanza travagliata. Concepito da Giove in una unione con Semele, figlia del re di Tebe, Cadmo, quando la donna fu uccisa ancora in gestazione, il feto fu trasferito in una gamba di Giove che ne portò a termine lo sviluppo fino alla nascita. Giove lo consegnò neonato a Ermes (Mercurio) affinchè lo proteggesse dalla ire di Era. Ma Mercurio, dopo averlo consegnato alla sorella di Semele,che venne anch'ella uccisa, lo affidò alle cure delle ninfe del monte Nisa. Innamoratosi di Arianna, figlia del re di Creta Minosse, la sposò ed ebbe d lei molti figli.

I greci, in occasione della vendemmia, erano soliti festeggiare Dioniso e durante queste feste (dionisiache) si imbrattavano il viso di mosto ed improvvisavano scene comiche. Fu per questo che Bacco fu quindi anche considerato l'ispiratore dell'arte drammatica, del canto e della danza, espressione dell'allegria prodotta dall'ubriachezza.

Afrodite (Venere)

Dea della bellezza e dell'amore, regnava sul cuore umano per asservirlo o distoglierlo dalle passioni. Ella assumeva un nome diverso a seconda del tipo di amore che esprimeva. Era chiamata Afrodite Urania quando rappresentava l'amore puro e ideale ed era considerata la protettrice delle forze generatrici. Era chiamata Afrodite Pandemia, quando rappresentava l'amore pubblico e veniva vista quindi come protrettrice delle prostitute, sue sacerdotesse. Era chiamata anche Afrodite Anadiomene, quando rappresentava la dea del mare, a richiamare la leggenda greca secondo cui ella fosse nata in terra fenicia per essere portata poi su una conchiglia fino a Cipro. Afrodite portava sempre con sè una cintura d'oro che, considerata di buon auspicio, fu presa in prestito da Ero per attrarre a sè Giove. Pur essendo la più bella delle dee, il suo matrimonio non fu felice ed ella ebbe una serie di amanti divini ed umani, tra cui Anchise, con cui ella concepì Enea.

Il Vesuvio

Anche il Vesuvio era considerato mitologico. Esso veniva considerato un orrendo mostro a due teste una di leone e l'altra di capra con la coda terminante con la testa di serpente: la Chimera. Vi sono monete antiche che riprendono Bellerofonte, una mitica divinità marina che simboleggia le piogge torrenziali, mentre in groppa al suo cavallo alato uccide il mostro fiammeggiante. Questa leggenda è strettamente legata a quella che attribuivano le convulsioni delle zone campane al fatto che qui vi sfossero stati confinati i giganti abbattuti dall'Olimpo che vomitando fuoco e fiamme si contorcevano dando origine ai fenomeni vulcanici. Virgilio, sapendo che il più terribile di tutti fosse il Vesevo, posizionò a Napoli una statua con l'arco teso in direzione del vulcano per tenerlo buono. Tutti i poeti dell'antichità hanno espresso le loro considerazioni su questo monte che veniva considerato il più temibile. Nei suoi antri, la valle dell'inferno, infatti vi era la sede delle fucine di Vulcano, ciò che di più pauroso la mente possa immaginare, nelle caverne invece dimoravano i Ciclopi. Esso era considrato la sede del culto di Plutone, cioè il montde dei diavoli.

La leggenda che vede il Vesuvio come luogo di dannazione si perpetua nel tempo fino all'ottocento quando parecchi visitatori descrivono il monte come un luogo che ricorda l'inferno, dandone una immagine che evoca terrore.

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