Insula IV
Casa dell'Atrio a Mosaico
Vi si trova uno degli atri più belli di Ercolano. Il pavimento è
decorato con un bellissimo tassellato bianco-nero a disegni
geometrici. Vi si alternano vari emblemi a formare una scacchiera
con rettangoli alternati bianchi e neri.
Il pavimento purtroppo è deformato a causa del forte peso del
materiale eruttivo depositatovi.
Il tablinio che segue l'atrio è a pianta basilicale con tre
navate separate da una doppia fila di pilastri con capitelli
corinzi.
Le decorazioni delle pareti sono di IV stile su fondo bianco. Un
criptoportico cinge il giardino che conserva al centro una vasca
marmorea con fontana. Intorno al giardino si notano ancora i legni
di supporto per il tetto del peristilio ed alcune pergole.
Una exedra affrescata in azzurro affacia sul giardino. In questo
ambiente gli affreschi rappresentano episodio della mitologia
greca quali Diana e Atteone e il Supplizio di Dirce.
Gli ambienti sul lato mare sono ampi ed erano decorati con
mosaici in opus sectile poi asportati. Essi affacciavano
direttamente vero l'antica spiaggia.
Casa del'Alcova
Questa abitazione è il risultato dell'unione di due dimore
posizionate tra due quartieri e poste su due livelli differenti.
Nel primo ambiente che segue il corridoio di entrata, si
conservano degli affreschi ancora ben distinguibili. Nell'oecus
che affaccia su un cortiletto scoperto interno e sul corridoio una
rappresentazione di Arianna abbandonata è posta nel centro
della parete lato porta.
Scendendo un paio di gradini si giunge in una sala con pavimento a
mosaico che è affiancata da un triclinium con pavimento a mosaico
in opus sectile e sulla destra da due ambiente, in uno dei quali
si conserva un divano ad L di legno carbonizzato. Sul fondo di un
lungo corridoio che riceve luce da un cortile interno sul quale si
affacciano alcuni ambienti si trova l'alcova appartata e preceduta
da un'anticamera.
Casa della Fullonica
Questa casa è una delle più antiche di Ercolano, e parte di essa
è stata adibita nell'ultimo periodo, ad attività commerciali. Vi
si notano due stili, il primo risalente alla prima fase di età
preromana in cui le decorazioni dei due oeci che si
affacciano sull'atrio tuscanico sono di I stile pompeiano.
A sinistra dell'atrio coperto si notano subito le due vasche per il lavaggio dei panni (fullonica) che qui erano installate, mentre sul lato che affaccia sulla strada vi sono due ambienti adibiti ad officina e bottega.
La casa dei Cervi
Scavata da Amedeo Maiuri tra il 1929 ed il 1932 è una delle più
belle case di Ercolano. A più piani con vista sul golfo, questo
edificio è considerato il miglior esempio di villa marittima
trasformata da casa tradizionale in dimora più monumentale.
Appartenuta a Q. Granius Verus, è chiamata così perchè nel suo
giardino furono ritrovati due gruppi scultorei simmetrici
raffiguranti dei cervi assaliti da cani.
L'ingresso si immette in un piccolo atrio coperto
che disimpegna il quartiere signorile da quello di servizio. Sul
lato destro vi è la scala che porta al piano superiore.
Dall'atrio parte un corridoio che conduce da un lato alla ben
conservata cucina e dall'altro ad un grande criptoportico
finestrato o peristilio, che fa da collegamento ai vari ambienti
e circonda il bellissimo giardino. Nel giardino sono collocate
le copie di alcune sculture tra cui i Cervi assaliti
dai cani, l'Ercole ubriaco ed il Satiro con
l'otre da cui sgorgava l'acqua di una fontana.
Il criptoportico finestrato che circonda il
giardino ha pareti affrescate su cui erano collocati circa 60
quadretti dipinti in IV stile che rappresentavano scene di
paesaggi, nature morte o amorini. Questi quadri vennero in parte
rimossi dai Borbone: ne sono rimasti soltanto nove, mentre altri
trentuno sono ora conservati nel Museo Archeologico Nazionale di
Napoli. Sul lato nord del giardino vi è un grande salone con
pavimento in marmo pregiato in opus sectile.
Botteghe
Tra le varie botteghe di questo quartiere, vi sono banchi vendita
di cereali e taberne. All'incrocio tra il V cardine ed il Decumano
inferiore, in prossimità della fontana pubblica decorata con la
testa di Nettuno tra due delfini, vi è la Grande Taberna,
il grande termopolio di un ricco gestore che presenta un banco di
vendita in marmo, arretrato rispetto al frontale stradale per
offrire riparo ai clienti i quali potevano addirittura sedersi e
consumare dei pasti.
Negli interni, su una delle pareti vi è una singolare iscrizione graffita che così riporta:" Diogene il Cinico, nel vedere una donna travolta da un fiume, esclamò: Lascia che un malanno sia portato via da un altro malanno". La bottega è collegata ad una casa affrescata in IV stile con decorazioni ben conservate.
Una seconda bottega, anch'essa dotata di banco vendita con dolii
parzialmente interrati, ha un ripostiglio infossato per conservare
le derrate ricoperto in cocciopesto. Una delle pareti presenta un
affresco raffigurante il padrone dell'osteria. Un grande Priapo
teneva lontano il malocchio da questo ambiente.
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