Insula II

Casa di Aristide

Aristide
E' la prima abitazione a sinistra sul III cardine ed è una delle abitazioni che fu maggiormente danneggiata dalle perforazioni borboniche e depredata di ogni oggetto ritrovato.
La sua struttura orginaria risulta alterata in seguito a restauri mal eseguiti. Qui furono ritrovati numerosi resti di scheletri di persone che tentarono la fuga verso il mare attraverso una rampa in discesa che portava sulla marina.
La dimora si apre con un piccolo atrio di tipo tuscanico al cui centro è un impluvium marmoreo. Intorno all'atrio la casa sviluppa i propri ambienti in modo da spingersi verso la costa con le camere d'alloggio e di rappresentanza che poggiano sulle volte degli ambienti di servizio del livello sottostante a cui si accede dal piano superiore.
Le pareti che danno sulla strada lasciano intravedere l'opus reticulatum, ovvero la tecnica particolare con cui venivano realizzate le mura, in epoca repubblicana.
Un lungo loggiato affacciava direttamente sullo strapiombo sul mare.

Casa d'Argo

ArgoLa casa è strutturata intorno ad una esedra rettangolare dove si aprono i vari ambienti in cui si possono ammirare i resti delle decorazioni parietali che ospitavano dei quadretti che sono stati staccati e portati via.
In uno degli ambienti si sono conservate delle pitture parietali rosse con un quadretto centrale raffigurante un tempio. La casa fu chiamata così per un piccolo quadro che riprendeva la leggenda greca di Io ed Argo. Purtroppo anche questo quadretto è scomparso ma se ne ha notizia grazie alle informazioni lasciate da Carlo Bonucci il direttore che si occupò dei lavori degli scavi in epoca borbonica.
Il piano superiore era costituito da una serie di piccole stanze che si affacciavano su un portico e sul giardino interno. Sul vestibolo si apriva un oecus decorato in IV stile sulle cui pareti erano dipinti dei quadretti che, secondo il Bonucci, rappresentavano rispettivamente un paesaggio, Polifemo e Galatea ed Ercole nel giardino delle Esperidi.
In questa dimora furono rinvenuti vasi di terracotta ripieni di legumi e fichi secchi avvolti in foglie, altri commestibili ed un insieme di stoviglie.
Lungo un'ala del giardino sono visibili i tunnel borbonici che conducono ad un altro giardino di questa splendida dimora che è ancora sotterrato sotto il materiale vulcanico e solo in parte esplorato.

Casa del genio

Statuina

Anche questa abitazione è ancora in parte sepolta sotto la moderna città. Sono rimaste solo l'atrio ed alcuni cubicoli che affacciavano sul Cardo III inferiore. Il bel peristilio, circondato dai resti di un colonnato, fa presupporre che anche questa abitazione fosse molto signorile. Durante i lavori di scavo eseguiti tra il 1829 ed il 1850, vi fu ritrovata una statuetta di marmo raffigurante un genio.
Le colonne sono realizzate in opus mixtum e al centro del giardino vi era una piscina.

Date le dimensioni del peristilio e la posizione centrale della piscina, si può supporre che questa abitazione fosse anche più grande della precedente casa di Argo.



Thermopolium

Thermopolium
All'angolo tra il Cardo III ed il Decumano Inferiore vi è un Thermopolium, un luogo dove si bevevano e consumavano bevande e cibi. Nel piano di lavoro in marmo policromo sono incassati i grandi vasi di terracotta (dolia) che servivano per la raccolta e la conservazione delle derrate e dei liquidi. La bottega, aveva accesso da entrambe le strade.




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